Le Linee Guida per la predisposizione dei piani di emergenza provinciali e comunali di cui alla Deliberazione di Giunta regionale n. 255 del 7 marzo 2005 della Regione Puglia, definiscono il rischio idrogeologico come: <<Rischio da inondazione, da frane, da eventi meteorologici pericolosi di forte intensità e breve durata>>, precisando che questa tipologia di rischio comprende gli eventi connessi al movimento incontrollato di masse d’acqua sul territorio, causato da precipitazioni abbondanti o dal rilascio di grandi quantitativi d’acqua da bacini di ritenuta (alluvioni), gli eventi connessi all’instabilità dei versanti (frane), anch’essi spesso innescati dalle precipitazioni, nonché gli eventi meteorologici pericolosi quali forti mareggiate, nevicate, trombe d’aria.
Le Procedure di allertamento del sistema regionale di protezione civile per rischio meteorologico, idrogeologico ed idraulico, di cui alla Deliberazione di Giunta regionale n. 2181 del 26 novembre 2013, che sostituiscono quelle già approvate con D.G.R. n. 800 del 23 aprile 2012, dettagliano ulteriormente detta descrizione:
- il rischio meteorologico è legato alla possibilità che eventi atmosferici di particolare intensità abbiano sul territorio un impatto tale da generare pericoli per l’incolumità della popolazione e danni ai beni, alle infrastrutture ed alle attività. Tale tipologia di eventi comprende:
- temporali: si tratta di fenomeni a carattere impulsivo, ovvero in grado di liberare una considerevole quantità di energia in breve tempo ed in aree anche molto limitate; si manifestano tipicamente con attività elettrica (fulminazioni) associata a precipitazione molto intensa (pioggia, grandine o neve), forti raffiche di vento e, talvolta, trombe d’aria.
- nevicate abbondanti, anche a bassa quota;
- anomalie termiche (ondate di calore nei mesi estivi, significative condizioni di freddo e gelate nei mesi invernali); vento forte e mareggiate.
- il rischio idrogeologico corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal superamento dei livelli pluviometrici critici lungo i versanti; dei livelli idrometrici critici nei corsi d’acqua a carattere torrentizio, nel reticolo minore e nella rete di smaltimento delle acque piovane dei centri abitati. Tali effetti possono essere riassunti in:
- esondazione del suolo e smottamenti diffusi del terreno;
- esondazioni localizzate con o senza trasporto di materiale solido;
- allagamenti nei centri urbani;
- il rischio idraulico corrisponde agli effetti indotti sul territorio dal superamento dei livelli idrometrici critici lungo i corsi d’acqua principali a regime fluviale e torrentizio. Il rischio idraulico considera le conseguenze indotte da fenomeni di trasferimento di onde di piena nei tratti di fondovalle e di pianura che non sono contenute entro l’alveo naturale o gli argini. L’acqua invade le aree esterne all’alveo naturale con quote e velocità variabili in funzione dell’intensità del fenomeno e delle condizioni morfologiche del territorio. Tali effetti sono rappresentativi di eventi alluvionali.
Il territorio di Acquaviva delle Fonti è caratterizzato dalla presenza di una serie di corsi d’acqua a carattere effimero, afferenti al Bacino del Torrente Picone, asciutti per la maggior parte dell’anno, che, in caso di eventi piovosi di una certa entità e durata, convogliano in mare notevoli quantità d’acqua.
Tre lame principali attraversano il territorio in direzione Nord-Sud, due attraversano il territorio in direzione Est-Ovest, esponendo il territorio principalmente a pericolo di alluvionamento ed esondazione: la lama Badessa appartiene al sottobacino omonimo comprendente il territorio ad Ovest dell’abitato di Acquaviva, la Lama presso Lago dell’arciprete, la Lama Picone, e due lame che si sviluppano in direzione E-O, la Lama in località Monticello e la Lama in località Masseria Cavaliere, appartengono al sottobacino Baronale del Torrente Picone.
Un primo elemento di pericolosità delle lame è rappresentato dalla dimensione di questi corsi d’acqua che solcano l’intero territorio, troppo limitata per poter contenere i grandi quantitativi d’acqua che, in occasione di eventi pluviometrici di particolare intensità, giungono in breve tempo dalla zona delle Murge.
Un ulteriore elemento di pericolosità è costituito dalla presenza degli sbarramenti orizzontali rappresentati dagli attraversamenti viari e ferroviari: in questi punti la presenza di muri, ponti, sovrappassi o di interi tratti viari a raso, determina in caso di piena, oltre alla brusca diminuzione della portata, anche un ostacolo al naturale deflusso delle acque e dei materiali trasportati. Ciò da un lato può comportare un aumento della velocità del flusso in transito diretto più a valle, dall’altro può determinare il sormonto dell’ostacolo e l’allagamento della linea in attraversamento, o lo scalzamento localizzato dell’infrastruttura.
Altro elemento di pericolosità delle lame è strettamente correlato alla presenza, in specie lungo la fascia periferica orientale del centro urbano, di un tessuto edilizio principalmente di carattere residenziale, costruito immediatamente a ridosso della lama o addirittura al di sopra di questa, determinando brusche variazioni del naturale andamento del corso d’acqua.
Gli effetti parossistici di tali condizioni si verificano allorquando il flusso di acqua ed i materiali con esso trasportati dalle zone più in alto (tronchi d’albero, arbusti, argille, terreno misto a pietre, rifiuti e materiali di vario genere), determinano l’ostruzione temporanea delle sezioni in attraversamento (ad esempio dei canali sottoposti alla quota stradale) accumulandosi fino a quando il “blocco” temporaneo del flusso, smobilizzandosi improvvisamente, determina il rilascio grossi quantitativi di acqua e materie solide che si riversano impetuosamente travolgendo ogni cosa.
Insieme alla presenza delle lame, che generano eventi alluvionali e di esondazione, la scarsa o nulla capacità del sistema fognario del centro urbano è certamente tra le principali cause dei fenomeni di allagamento che interessano Acquaviva, ove l’elemento di maggiore vulnerabilità è costituito dal sistema drenante e fognario largamente sottodimensionato.
In occasione di eventi pluviometrici critici, infatti, il mancato recapito delle acque meteoriche in fogna, in specie in quelle aree caratterizzate da terreni sabbiosi o arenitici, determina rapidamente l’allagamento della sede stradale con acque meteoriche miste a fango e detriti che, percorrendo le strade prive di recapito fognario, vanno ad accumularsi in grande quantità all’interno degli spazi urbani, proprio in corrispondenza delle aree maggiormente urbanizzate.
I fenomeni di allagamento dovuti alla mancanza di regimentazione delle piogge zenithali sono tuttavia da distinguersi rispetto a quelli determinati da deflussi di piena che si propagano da monte verso valle. La propagazione di detti deflussi avviene secondo i percorsi dei solchi erosivi (lame) a volte ben definiti dal punto di vista morfologico ed identificati dall’Autorità di Bacino.
Un ulteriore elemento di valutazione dei possibili scenari di rischio, è costituito dalla presenza di un ampio letto di depositi colluvionali che risultano estendersi dal perimetro occidentale del centro urbano al Centro Antico andando a costituire una discontinuità del sottosuolo originata da processi di dilavamento del terreno.
I fenomeni di dilavamento, a differenza dei fenomeni franosi sono caratterizzati dal fatto che l’energia che determina il movimento di materiali non è fornita direttamente dalla gravità, ma è mediata dall’acqua; i fenomeni di dilavamento, inoltre, sono processi selettivi perché il tipo di materiale trasportato dipende dall’energia posseduta dall’acqua ruscellante.
Più in dettaglio, i depositi colluvionali, si formano a seguito di processi di dilavamento superficiale causato dalle precipitazioni, e pertanto la loro origine è strettamente connessa all’intensità ed alla frequenza dei fenomeni, nonché alla quantità d’acqua che può defluire superficialmente oppure defluire sotto lo strato superficiale, anche in ragione della permeabilità del suolo e della copertura vegetale esistente: il dilavamento del terreno, con l’asportazione ed il trasporto di frammenti rocciosi più o meno grandi, può determinare lo scorrimento di materiali fino ai corsi d’acqua, oppure il rideposito di detti materiali prima che essi raggiungano i corsi d’acqua, a formare, appunto i depositi colluvionali.
Vedi anche: Scenari di rischio